IL BLOCCO DEI CREDITI FRENA IL 110%
IL MERCATO DELLE CESSIONI E’ ANCORA IMPANTANATO ED I CANTIERI FATICANO AD AVANZARE
Dall’ANCE le prime richieste di posticipare i termini del superbonus in scadenza alla fine del 2023
«Con i cantieri che rallentano l’obiettivo del 31 Dicembre ormai è a rischio, stiamo cominciando a chiedere una proroga per l’ultimazione dei lavori iniziati che non potranno essere completati entro la fine dell’anno».
Federica Brancaccio, presidente dell’ANCE , commentando il dato sui 30 miliardi di crediti, legati al solo superbonus, ancora bloccati sposta già lo sguardo in avanti: i problemi creati da questi bonus che, ancora oggi, è molto difficile liquidare si riflettono sui cantieri in corso, frenandone i pagamenti e, quindi, allontanando la loro chiusura. Quando dal 1° gennaio il 110% e il 90% saranno sostituiti per tutti dal 70%, per famiglie e imprese si prefigura un altro colpo durissimo: subiranno, infatti, un nuovo taglio delle agevolazioni.
Ecco, allora, che già prende forma la richiesta di una proroga.
Quel taglio, però, andrebbe scongiurato anche sbloccando subito la situazione dei crediti ancora fermi: «Odio fare la Cassandra – aggiunge Brancaccio -, ma si tratta di un grido di allarme che stiamo lanciando da almeno un anno, già con il precedente Governo». La soluzione di usare la leva degli F24, proposta insieme all’ABI, ormai è accantonata: «Ci è stato detto in tutti i modi che non è realizzabile e, ormai, è anche tardi per soluzioni di tipo normativo».
La strada da percorrere è quella (più veloce) della riapertura del mercato.
Ma è, al momento, accidentata.
Perché sulla piattaforma di Enel X, annunciata ormai da settimane, non si aprono spiragli: «Siamo a Giugno – dice Brancaccio – e questa soluzione non vede ancora la luce. Ci dicono sempre che partirà a breve, ma siamo ancora qui. E quello che ci preoccupa di più è che ci sono situazioni di speculazione, società e intermediari che cercano di prendere con l’acqua alla gola le imprese, ma anche le famiglie, offrendosi di acquistare a tassi inconcepibili».
La presidente ANCE , allora, ribadisce l’invito alle società partecipate di Stato (come Cdp, Rfi, Enel, Eni, Snam, Fincantieri, già citate di recente dall’associazione in audizione al Senato), perché intervengano: «Chiediamo un segnale alle partecipate, che è veramente semplice. Dovrebbero fare un’operazione per il Paese non speculativa, con un margine direi quasi simbolico».
Oltre che un problema di tempi, dal lato di Governo e Parlamento, c’è un problema di risorse.
Rimettere mano alla disciplina delle cessioni comporta un impegno finanziario ingente, ancora più gravoso quando c’è da affrontare l’emergenza in Emilia-Romagna: nelle stanze di via XX settembre è ancora vivo il ricordo dei problemi che hanno portato allo stop totale delle cessioni, a metà febbraio, e che hanno indotto a non prendere in considerazione proprio la soluzione, dall’impatto immediato, degli F24 caldeggiata da ABI e ANCE.
Quindi, gli orientamenti di questa fase portano a non ritoccare la materia, almeno fino alla prossima Legge di Bilancio.
Anche se la grave crisi del mercato dei crediti, fotografata dal dato dei 30 miliardi fermi, potrebbe rendere evidente la necessità di un intervento urgente. In questo senso, alcune anime della maggioranza considerano la possibilità di studiare dei correttivi in tempi più stretti: «Bisogna valutare attentamente – sottolinea Andrea De Bertoldi, deputato di Fratelli d’Italia, relatore del decreto Cessioni – la situazione degli esodati del superbonus, non vanno abbandonati. Una riflessione andrà fatta nei prossimi giorni, insieme con il ministero dell’Economia».
A complicare la partita resta, poi, il pressing delle opposizioni. «È vergognoso aver promesso di sbloccare i crediti fiscali prima delle elezioni e poi aver fermato del tutto il meccanismo in un Decreto», dice Emiliano Fenu, capogruppo M5S in commissione finanze della Camera, annunciando una richiesta di chiarimenti al Governo proprio sugli importi dei crediti ancora bloccati.