ISFOA OSSERVATORIO MOBILITA’ MOTOCITY / CARCITY : LA CINESE BYD AL SORPASSO SU TESLA

AUTO LA CINESE BYD AL SORPASSO SU TESLA .

IL DIVARIO RESTA IN BORSA 

Automotive. 

Il produttore asiatico ha triplicato la produzione dal 2022 e ha quasi raggiunto la società di Musk. Per la leadership mancano 3.500 auto

Paradossalmente un ostacolo in comune lo hanno: sia Byd che Tesla sono attese al vaglio delle autorità dell’Unione europea, che hanno annunciato un’indagine sul peso dei finanziamenti pubblici all’industria delle auto elettriche in Cina.

L’obiettivo è capire quanto i sussidi abbiano inciso sulla competitività di prezzo delle vetture importate dalla Cina nel Vecchio continente. La quota dei produttori domestici è salita da 54% circa a 64% dal 2021 a oggi secondo dati S&P Global Mobility. E tra i produttori non domestici i numeri più importanti sono proprio quelli di Tesla: circa un quinto.

Qui finiscono i punti in comune e inizia una competizione che sta riservando grandi sorprese. Nell’ultimo trimestre, il terzo dell’anno, Byd (acronimo di Build Your Dreams), nata nel 1995 come produttore di batterie, ha venduto 431.603 veicoli completamente elettrici, +23% rispetto al secondo trimestre. Tesla, accusando un calo del 7% sul trimestre precedente (prima volta dal secondo semestre 2022), ha consegnato 435.059 vetture.

Un gap di 3.456 vetture che è il più sottile di sempre e che potrebbe essere annullato entro la fine dell’anno se la casa guidata dal ceo Elon Musk non dovesse mettersi alle spalle il rallentamento dovuto alla modernizzazione delle sue fabbriche.

In ogni caso l’attuale incombere della big di Shenzhen, associato alla progressione impressionante dal primo trimestre 2022 (+200%, da 143mila unità) definisce l’intensità del sisma. Inclusi i modelli ibridi, Byd ha venduto un totale di 822.094 veicoli nel terzo trimestre, rafforzando la sua leadership come brand numero uno in Cina. E in prospettiva non solo in Cina.

La frenata dell’economia del Dragone, che nel 2024, secondo le stime della Banca Mondiale, registrerà un PIL  vicino al 4,5%, ben al di sotto del 5% atteso quest’anno, spingerà BYD e il nutrito gruppo di automaker connazionali a cercare nuovi mercati.

La previsione per quello che è, fattore non marginale, anche il secondo produttore mondiale di batterie per auto dietro il leader Catl (con una quota del 10% ma con una tasso di crescita del 100%) è di raddoppiare: da 200mila a 400mila vetture destinate all’export (intorno all’11% dell’output).

Byd ha già fatto passi da gigante in mercati come l’Australia o Israele o la Tailandia.

Ma la sua rete di distribuzione sta crescendo anche in Europa e i prezzi competitivi della sua gamma potrebbero mettere in difficoltà i costruttori europei, da Stellantis a Volkswagen, e naturalmente Tesla, la cui Model Y è diventata nel 2023 l’auto più venduta in Europa, prima volta per un’elettrica.

Eppure i mercati finanziari non sembrano cogliere, per ora, il momentum dei cinesi.

Il valore in Borsa del colosso creato dal miliardario Wang Chuanfu, 57 anni, numero 95 nel Bloomberg billionaires index (17,6 miliardi di dollari,.ben lontano dai 228 di Elon Musk, numero 1), è quintuplicato dal 2020: oggi la capitalizzazione di Byd è vicina ai 90 miliardi di dollari e le vale il terzo posto nel ranking globale.

Ma la crescita esponenziale di vendite e profitti non si riflette nell’andamento del titolo, che quest’anno sta portando a casa guadagni del 15% contro il +140% di Tesla, che domina la classifica con i suoi 800 miliardi.

Come si spiega questo distacco?

I multipli raccontano una storia interessante. Il p/e di Tesla ieri (dati Bloomberg) era 72,7, quello di BYD solo 26,13.

Il termometro del primo costruttore europeo, Volkswagen segnava 5, quello di Gm e Ford 3,8 e 5,6, per la cronaca. Sembra che Tesla giochi in un altro campionato.

E il segreto è nel fatto che la casa americana ha fatto una scommessa rischiosa e decisiva: quella sulla guida autonoma. Wang Chuanfu ha dichiarato più volte di non crederci e di puntare su sistemi avanzati di guida assistita.

A fine luglio Musk ha invece annunciato che grazie al supercomputer Dojo di Tesla e investimenti per un miliardo la guida autonoma potrebbe essere realtà a fine 2024.

Morgan Stanley ha stimato che un salto tecnologico del genere potrebbe fare lievitare di 600 miliardi la valutazione della casa automobilistica di Austin, che poi potrebbe orientarsi verso l’adozione di robotaxi e fornitura di servizi software.

Il mercato, quindi, con gli investitori retail in prima fila, «vuole credere che Tesla sia innanzitutto un’azienda che lavora sull’intelligenza artificiale e in seconda battuta un’azienda automobilistica», ha commentato qualche giorno fa l’analista di Morgan Stanley, Adam Jonas.

Insomma Tesla più come il gigante dell’intelligenza artificiale, Nvidia, o la matricola dei microprocessori Arm che come un costruttore di automobili.

Appuntamento tra 12 mesi.