ISFOA CORDOGLIO – SILVIO BERLUSCONI   

Il rettore ISFOA Libera e Privata Università di Diritto Internazionale , unitamente a tutti i componenti del Senato Accademico , intendono esprimere il proprio cordoglio alla Famiglia ed a tutte le risorse umane del Gruppo Mediaset , per la scomparsa del fondatore , Silvio Berlusconi .

Silvio Berlusconi , è scomparsoall’età di 86 anni , Lunedì 12 Giugno ale ore 09.30 all’ospedale San Raffaele di Milano , dove a stretto giro sono arrivati il fratello , Paolo Berlusconi , e poco dopo a bordo di auto diverse i figli Marina , Eleonora, Barbara e Pier Silvio .

Si fa fatica adesso ad immaginare un’Italia senza Silvio Berlusconi , l’Arcitaliano per eccellenza , un’esistenza da mattatore assoluto .

Nell’ultimo cinquantennio non c’è stato un giorno in cui il suo nome non sia stato evocato , in televisione , sui giornali , in Parlamento , nei bar, allo stadio ; “il Berlusca” ha spaccato l’opinione pubblica come una mela .

Imprenditore edile , tycoon televisivo , presidente del Milan e poi del Monza , fondatore di un partito chiamato Forza Italia , quattro volte premier .

Tutto in lui è stato eccessivo , figlio di una dismisura .

A un certo punto la sua popolarità è stata tale da essere identificato, nel mondo, con l’italiano tout court .

Difficile riassumere , in un articolo , la sua incredibile vicenda pubblica e privata .

E’ stato l’uomo più facoltoso del Paese , per cominciare .

Una ricchezza gaiamente esibita , ma non era nato ricco , l’enorme agiatezza se l’era costruita , prima da palazzinaro , poi da visionario catodico , con un impeto spregiudicato .

Lo scrittore Giuseppe Fiori che nel 1995 gli dedicò una delle prim1e biografie la titolò Il venditore .

Il Berlusconi del 1994, quelle delle prime elezioni , reca con sé tutti i crismi dei futuri demagoghi che in seguito calcheranno la scena: il rifiuto dei partiti e di “quelli che c’erano prima”, gli umori antiparlamentari , le Camere viste come luoghi di perdigiorno , la retorica dell’uomo solo al comando , il ghe pensi mi .

E’ stato il piccolo borghese venuto dal nulla , figura eponima di un lunga stagione .

Nato nel 1936 , figlio del boom, conservatore , fondamentalmente di destra, (“il Paese sta andando sempre più a sinistra” dirà a Mario Pirani sulla Repubblica del 15 luglio 1977 per motivare l’acquisto di una quota del Giornale ), dalla personalità proteiforme , stregava per la sua simpatia istintiva .

Parlava come l’uomo della strada . Mostrava vicinanza alla gente comune .

Voleva parlare alla casalinga che guardava i suoi programmi mentre rassettava casa. Gli perdonarono tutto .

E’ grazie alle televisioni Fininvest , con la fondazione di Canale 5 nel 1980 , a cui si aggiunsero Italia Uno e Rete 4 , che s’impone .

Drive In e Dallas rompono con la pedagogia delle reti Rai .

Perfeziona il suo talento con una capacità mostruosa di lavoro .

La leggenda narra che la sera , davanti alla televisione , guardasse i programmi Fininvest segnalando all’istante i difetti di ciascun programma , dalla scelta degli ospiti , all’inquadratura , alle luci .

Ossessivo , pignolo , prima di altri colse i mutamenti profondi che si muovevano nelle viscere della società, sfiancata dagli anni del terrorismo e dalla guerra fredda e bisognosa di nuovi miti , di una leggerezza svagata .

Rompe così una convenzione . Un codice basato fino a quel momento sulle due culture , quella cattolica e quella comunista .

Milano 2 , il quartiere per ricchi , che sin dal 1974 offriva ai suoi abitanti la televisione via cavo , TeleMilano , era il frutto di questa intuizione .

La tv amplificava così il desiderio di evasione dei nuovi ceti. Drive In, il format domenicale con le ragazze fast food, che sbarca su Italia Uno nel 1983, rappresentò quindi il manifesto di una generazione di giovani, i paninari, che rifiutavano le ideologie e predicavano il disimpegno. “Qui non si fa politica, si fa tv” il piano editoriale. “Corri a casa in tutta fretta che c’è un biscione che ti aspetta” il jingle con cui richiamare le masse.

Silvio Berlusconi si propone come monarca assoluto , in competizione con Gianni Agnelli , che in quegli anni era il patron della Juventus , il vero re nell’immaginario collettivo .

La sua biografia, dunque , potrebbe cominciare non dal giorno in cui aprì il suo primo cantiere edile , a Brugherio , nel 1964 , o fondò la Fininvest , nel 1975 , aprendosi la via di un impero televisivo e finanziario che lo rese uno degli uomini più ricchi del mondo .

Né dal giorno in cui scese in campo , avviandosi a vincere tre elezioni e mezzo e a guidare quattro governi per il tempo record di nove anni ..

Né dalla volta che scese con l’elicottero sul campo dell’Arena per inaugurare l’epopea del Milan , con lui vincitore di cinque Champions e otto scudetti in trentuno anni .

Silvio Berlusconi si è preso nella sua vita tanto di quel potere , che il vero magic moment , l’istante da raccontare, è forse quello in cui l’ha perso .

Le cose stavano così: l’Italia andava a rotoli per via dell’attacco dei mercati al debito pubblico .

Spread oltre 500 punti , Angela Merkel e Nicolas Sarkozy che ridevano in pubblico di lui .

L’Europa che aveva paura di affondare insieme all’Italia.

Gianfranco Fini si era fatto un partito ed era passato all’opposizione .

Otto deputati, tutti ex «fedelissimi», tradiscono il Cavaliere in un voto decisivo , facendogli perdere la maggioranza a Montecitorio .

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