ENEL CONGELA LA PIATTAFORMA PER RILEVARE IL SUPERBONUS
Perplessità della nuova gestione sui rischi e sull’esborso finanziario
È stallo tra BNL e le banche sulle condizioni per la cessione di Artigiancassa
La piattaforma per l’acquisto di crediti fiscali, come il superbonus, rimasti incagliati nei bilanci delle imprese al momento è congelata.
E, probabilmente, l’impianto, così come immaginato prima del cambio al vertice del gruppo Enel, è destinato a essere superato.
Da una parte ci sono le complessità tecniche a mettere in piedi il meccanismo, complice la ritrosia del mondo bancario a entrare nel capitale del veicolo destinato a comprare e tenere in pancia i crediti fiscali finchè le imprese non hanno disponibilità per fare compensazioni e quindi li racquistano.
Dall’altra ci sono le perplessità della nuova gestione del gruppo elettrico, che ha priorità diverse rispetto al passato e una maggiore attenzione a tutte le operazioni che implicano un aumento dell’indebitamento, anche nei casi in cui questo fosse un fenomeno temporaneo. Il combinato disposto di questi aspetti tiene in standby l’operazione, anche se la società porta avanti l’implementazione degli aspetti tecnici che consentono di eseguire uno screening sofisticato e permetta di ridurre i rischi dei crediti fiscali da acquistare.
I problemi per il gruppo sono legati, appunto, ai potenziali rischi che la società elettrica si assumerebbe rilevando crediti che poi si rivelassero problematici e non fossero acquistati dal veicolo bancario.
Veicolo bancario che, come si ricorderà, dovrebbe comprare i bonus fiscali da soggetti come Enel (o altre Esco e utility) i quali hanno i rapporti con le imprese. Sarebbero poi sempre le utility a rivendere crediti fiscali ad altre imprese quando esse avessero la capacità fiscale per compensare i bonus con le imposto da pagare.
Al di là dei rischi, l’acquisizione di crediti fiscali da parte di Enel implicherebbe comunque un esborso e un aumento dell’esposizione finanziaria e questo è un aspetto molto attenzionato dalla gestione di Flavio Cattaneo, che punta a ridurre celermente l’indebitamento e ad aumentare i flussi di cassa del gruppo elettrico.
La precedente gestione, a questo proposito, aveva messo in campo – e in parte realizzato – dismissioni per 21 miliardi di euro.
Enel, d’altro canto, è coinvolta su vari fronti nei quali, in modo o nell’altro, anticipa fondi che devono essere rimborsati dallo Stato o paga imposte. È
ancora in vigore la tassa sugli extra profitti (il claw back) della generazione con fonti di energia rinnovabile, che scade a fine giugno.
L’auspicio è che non ci sia la tentazione di prorogarla (in contrasto con quanto previsto dalla Commissione Europea).
Poi ci sono i fondi che vanno anticipati sui progetti del PNRR: il gruppo Enel impegna i fondi (cumulando debito) e poi lo Stato rimborsa.
Sono già stati aggiudicati appalti per circa 3,5 miliardi per la digitalizzazione delle reti e altri potrebbero essere assegnati nell’ambito del RepowerEu.
L’intervento sul Superbonus, volto a far uscire dai bilanci delle imprese i crediti incagliati (l’ultima stima citata dall’Ance è per un valore di 30 miliardi), comunque implicherebbe un impegno finanziario ulteriore.
Accanto a questo tipo di considerazioni ci sono, poi, le difficoltà che stanno sorgendo nelle interlocuzioni tra le banche potenzialmente interessate a partecipare all’operazione impostata nei mesi scorsi e BNL.
La banca controllata dai francesi di BNP Paribas aveva dato disponibilità ad aderire all’iniziativa mettendo a disposizione, come veicolo, di Artigiancassa.
L’obiettivo era aprire il capitale di quest’ultima con la cessione di quote attorno al 10% a banche, la stessa Enel e a partner tecnologici. Le banche sondate sono di medie dimensioni, come possono essere Bpm, Bper oil gruppo Iccrea.
La criticità è nel fatto che BNL non sta cedendo una scatola vuota, ma una banca con un proprio business e una redditività non troppo appetibile e oltre 150 dipendenti.
In questo contesto alle banche partecipanti non verrebbe consentita una way out al prezzo di ingresso una volta conclusa l’operazione sui crediti fiscali.
E questo al momento ha fatto arenare i negoziati.